Cassandra

Pasquale Cacchio 1984

a Silvio Castiglioni attore

Sempre più la musica perde in allegria e guadagna in contegno. Come fa una musica ad essere seria? Una musica col direttore? con giornalisti che prendono appunti?
Una corrente musicale invece di una musica che corre.
Una forma che scavalca un’altra, come un nuovo modello di macchina, sempre più nuovo e sempre più gracile, da consumare subito; neanche il tempo di farsi intaccare dalla ruggine o da un’affezione sentimentale.
Una nuovissima forma, l’ultima, fino a mascherare il suono con l’atteggiamento di suonare.
Col pubblico in devoto raccoglimento, ma non per pregare o ascoltare: la devozione non esiste più. Solo aspettare e vedere cosa succede dopo, un nuovo stimolo alla chiacchiera, al giornale quotidiano, alla critica.
Non si canta più. Chi fischia il lilibullero, caro Merimèe? Anche solo per dare una risposta elusiva, come il buon curato Yorick? 1

Ogni cultura aveva il suo blues, le sue nenie, i suoi bassi ostinati, le sue tarantelle. 2

Guardavi in alto e le stelle erano attonite, e tu con esse. Ovunque adesso luci invadenti impediscono di guardare le stelle. 3

Potremo solo urlare. Ma chi sentirà la nostre urla? Sarà facile farle passare per rumori di macchine. 4

Erano forse più infelici Stendhal e Kierkegaard per non avere, come noi, la possibilità di ascoltare il loro Mozart seduti sul cesso? 5

Bisogna organizzare una festa per cantare il blues. Ma come cantare là dove c’è un organizzazione? Non più l’organismo, ma l’organizzazione! Non più il delirio delle Muse, al massimo un po’ di originalità. 6

Quando prendevo un minimo di stipendio non mi tremavano le mani mentre al bar giravo il caffè. 7

Caro Gogol, mai un pantalone a pennello, una giacca a pennello, sempre troppo stretto o troppo largo, non abbiamo la pazienza o l’indelicatezza di provare una decina di paia di scarpe. 8

La sincerità biliosa di Rousseau o quella di Cartesio, l’uno nel denudare i sentimenti e l’altro nel denudare la ragione. 9

In chiesa ho cercato lo sguardo di una ragazza che tornava dalla comunione e l’ho ottenuto. 10

Chissà se lei mi sta pensando in questo momento. Chissà che starà facendo lei in questo momento. Forse si starà guardando e accarezzando. 11

Le verità più lampanti non ci passano neanche per la testa. A che serve dunque conoscere la verità? 12

Più che razionale, l’uomo è un animale abitudinario. Ecco perché il processo d’industrializzazione, la macchina per fare centro metri, l’illuminazione inutile, anche a dispetto della bomba atomica, sono processi irreversibili. 13

Russell, questo contenitore di cent’anni di ricerche logiche. I suoi libri sono invenduti anche sulle bancarelle dell’usato e neanche in logica potrà dire la sua. 14

Non più filosofia, ma letteratura filosofica. Da tre o quattro secoli i filosofi (ma ha ancora un senso la parola filosofia?) si nascondono dietro romanzieri e artisti o arlecchini. 15

Eraclito l’oscuro parla ancora oggi. Cartesio, chiaro e distinto, non si distingue più nella massa dei filosofi d’accademia. 16

Odo finalmente la notte. 17

Una pineta invasa dai turisti, dalle tende, dalle schitarrate e gli animali impauriti da un’accozzaglia di voci e cattivi odori; dov’era la pace di ottobre? 18

Voltarsi a guardare senza muovere le pupille, come Montezuma o come le aquile. 19

Che hai fatto oggi? Ma non ce l’hai la ragazza tu? Ma è perché non hai ancora trovato quella giusta? E a ballare non ci vai? Vuoi venire qualche volta con noi? L’interrogatorio dell’amica di Lella è finito con un’auto che le ha prelevate a fare l’amore nel parco. Un temporale improvviso le avrà costrette in macchina e me a correre all’impazzata verso casa. 20

Tutto ciò che si guadagna conversando si perde discutendo. 21

Non si conversa più, non si racconta più, non si sussurra più. Si chiacchiera o si discute. 22

Non esistono critici che s’entusiasmano per l’opera che stanno analizzando. Perderebbero l’obiettività e l’obiettivo. 23

Se ti amo che te ne frega? Cervantes. 24

Cristo in mezzo a noi. Chi sono scribi e farisei? 25

C’è qualche scienziato in mezzo a noi che ha lasciato trapelare, come Archimede, di aver scoperto qualcosa nel bagno? 26

Di fronte a un terremoto artistico (Jarry, Artaud, Barba, Grotowsky, Zappa) i contemporanei lo prendono per una nuova forma, una nuova moda. 27

Gli artisti cosiddetti impegnati, se scomparissero i motivi dell’impegno, non avrebbero altro motivo per fare dell’arte, o no, caro Brecht? 28

Non è lontano il tempo: lo Stato si prenderà il ruolo di padre, di madre e i figli faranno proprio tutto quello che vorrà. 29

Anche del verde sotto l’acqua ci siamo dimenticati, neanche l’erba a mezzo metro dalla riva, calpesti un prato e neanche un grillo ti salta in testa. 30

I filosofi occidentali hanno smesso di filosofare per gnoseologizzare, lasciano la sapienza in mano a pittori, attori e danzatori. Ma da qualche tempo non hanno neanche la scienza: l’hanno lasciata in mano agli scienziati prezzolati dalle industrie. 31

– dimmela quella frase, anche solo per scherzo
– quale frase?
– dimmi per scherzo che mi ami
– dimmela tu
– ti amo
– ma dai, non è vero! 32

Non credo a un’arte che non abbia i bambini dalla propria parte. 33

In tutte le società, eccetto l’attuale, il bambino ha partecipato a tutte le forme di cultura degli adulti. Solo oggi ci sono libri, film, teatri e musiche per bambini. Ecco che la pedagogia è antipedagogia. 34

Finora abbiamo calcolato la distanza che ci separa dagli animali. Ormai è troppo tardi per calcolarne la vicinanza. 35

Mai insetto era morto per l’incapacità di rimettersi sulle sei zampe, per milioni e milioni di anni, Silvio, non era mai successo. 36
La mantide religiosa e il gatto. 37

In cambio del gusto di guidare macchine e premere bottoni ci siamo persi altri novantanove gusti. 38

Facile mimetizzarsi oggi: sussurri o gridi, nel fracasso non ti sentirà nessuno. 39

Ormai le necessità dello Stato diventano necessità capillari. 40

Non s’era mai visto un vecchio che si vergogna della propria vecchiaia, con la pensione o in un pensionato. 41

Prolungare la vita il più a lungo possibile! E che vita? 42

Felice il giorno in cui peccò Adamo. Praefatio del sabato santo. 43

L’unica arte possibile è ormai un’arte incazzata. O un’arte co-prente, per dimenticare, un narcotico, oppure, ahia Barba, un’arte per ricordare, un’arte nostalgica. 44

A quante sorgenti purissime (Nietzsche, Baudelaire, Rimbaud, Kierkegaard) sono andati a dissetarsi i porci in questo nostro secolo. Ormai qualsiasi sorgente fa la stessa fine. 45

Una volta tradire un marito era rischioso non tanto per le conseguenze, quanto per l’alta considerazione verso qualsiasi marito. Oggi (un impiegato, un insegnante, un banchiere, un industriale) non ha alcun diritto di pretendere fedeltà dalla donna. 46

Dio esiste, ma è indifferente. 47

San Paolo non conosceva il rimedio di Diogene. 48
Datemi l’azione più pura e vi fornirò cinquanta intenzioni vi-ziose di essa. Montaigne. 49

Tutta la psicanalisi lavora su cinquanta intenzioni viziose. 50

Chi in teatro non trova il comico, trova il grottesco e chi non trova il grottesco, trova il volgare. 51

Se non puoi essere un amante, diventa complice degli amanti. 52

… aver visto una volta qualcosa, aver sentito una cosa tanto grande, tanto magnifica, che ogni altra sia nulla al confronto. Kierkegaard. 53

Un’assuefazione alla vita urbana odierna è segno di gravissimo squilibrio. È sano soltanto chi ne soffre. Ceronetti. 54

Il bagno una volta al giorno! L’acqua si vendicherà. Ceronetti. 55

Possibile, lo spettatore dovrebbe avere delle pretese? 56

Su questo non ci sono dubbi: con Grotowsky e Barba attori e spettatori si giocano la vita. 57

Troppa discrezione, troppo rispetto per la critica, per il pubblico, per le mode correnti. 58

Denaro e potenza finiti in mano ai coglioni, mai era successo in maniera così ineluttabile. 59

Due persone abbracciano un cavallo in due punti diversi dell’Europa, verso il 1890. 60

Meglio una propria menzogna che una verità altrui. Dostoevskij. 61

Il giornale appena alzati, imbottirsi di notizie fresche, invece di espellere i pensieri non ancora espulsi dai sogni della notte. 62

Cosa significa che ci è rimasto il blues? Tutte le culture sono state distrutte. 63

Quando non c’è più una diversità di culture è la fine del mondo. Dostoevskij. 64

Un buon artista, una bella donna, un quadro abbagliante, si pensa subito a un buon investimento. 65

Non vale più combattere per la giustizia. L’era dei martiri è finita. Ecco perché i rivoluzionari sono patetici. 66

Vi andrebbe, signori, di fare una morte alla Kleist? 67

Lasciva est nobis pagina
vita proba.
Marziale. 68

Finito il formaggio, i vermi si divorano tra loro. 69

L’onore, vi par poco signori? Imporre il rispetto ai cretini, far restare a bocca aperta i ragazzi, suscitare l’invidia ai ricchi e il disprezzo dei saggi. Barnave. 70

Tutta la poesia greca era concepita per la musica e per la danza. Ecco che anche la nostra migliore poesia è patetica. 71

Luciano, chi era costui? Non sempre i migliori si studiano a scuola, specialmente se non servono al potere. 72

Odio la città, voglio tornare al mio paese, dove non si compra niente e si produce tutto. Aristofane. 73

Dioniso giudice di sapienza? Ma allora il seguente passo è sfuggito a duemila anni di civiltà occidentale: “Questa disputa sulla sapienza la decideremo fra poco, io e te, prendendo Dioniso come giudice”. Platone. 74

È più crudele tagliare la testa a una mantide per motivi scientifici che non perché in quel momento non si ha altro da fare o per sadismo o per gioco. Ve l’assicuro, è più crudele essere scienziati. 75

Non bisogna violentare la natura neanche per rettificarla. Chuang Tse. 76

C’è una schiera di poeti e scrittori che vengono tramandati nelle scuole, Manzoni, Shakespeare, Hugo e oso mettere in fila anche Göthe. Un occhiolino all’arte e uno al potere. 77

La società era stata fondata con fini grandiosi: assicurare la felicità al genere umano dalle rive del Tamigi alla penisola del Kamchatka; occorreva, per questo, una enorme somma di denaro. Gogol. 78

Montaigne confessa di pensare alla morte non solo verso la vecchiaia. Il pensiero della morte è ora diventato un tabù. 79

Callistene perse il favore di Alessandro per non aver voluto bere quanto lui. 80

Persino un sofista come Protagora è un modello di sapienza nei confronti di un Freud. Mai un Freud aveva raggiunto tanta popolarità e autorità presso gli antichi. 81

Tutti gli abbandoni nella braccia di una donna che nascevano dalla stanchezza sono scomparsi. Per abbandonarsi bisogna ubriacarsi. 82

Ma chi si abbandona nelle braccia di una donna? Si perderebbe in contegno. 83

Pavese e Pasolini erano troppo ingolfati nelle correnti letterarie per poter volare. Eppure avevano un bel paio d’ali. 84

Impossibile pubblicare libri scritti col sangue: neanche sentir parlare di sangue o di morte, ma solo libri per il macero. 85

Il senso della giustizia lo rese brigante e assassino. Kleist. 86

Scienziati compiacenti, scrittori compiacenti e adesso anche jazzisti compiacenti. 87

Due contemporanei, l’uno si sta eclissando, l’altro sta sorgendo: Hegel e Schopenhauer. 88

Tutti i personaggi delle tragedie antiche hanno ragione. 89

Quando più uno appartiene ai posteri, tanto più è estraneo ai contemporanei. Schopenhauer. 90

Milioni di maiali uccisi in serie. Grazie, Zappa, per averci immortalati col sax di Gumbo Variations gli antichi schiamazzi di maiali cresciuti in campagna. 91

Sissignori, volutamente le grandi masse sono mandate a un più sofisticato macello, con la distribuzione di sofisticati veleni. Una siringa e niente più dolore della morte e neanche in punto di morte il pensiero della morte. Chi piangerà la morte di un uomo? Qualche mese fa ho pianto la morte di una cornacchia, l’ho portata a seppellire, e a ogni sasso su cui inciampavo cadeva qualche lacrima ancora titubante sull’orlo del mento. 92

Quale scienziato, quale filosofo, quale scrittore rischia, come Protagora, il pubblico esame davanti a un Socrate? Tutti parlano dal retrobottega delle case editrici e dei giornali, dalla poltrona della propria sala, intervistati dalla giornalista belloccia. 93

Protagora osava affermare: “Chi mi frequenta avrà il vantaggio di tornare a casa migliore di prima”. A chi interessa ormai tornare a casa migliore di prima? 94

I Greci dimostravano tramite raziocinio o tramite un mito. Oggi viene accusato di misticismo chi dimostra tramite un mito, o no, Eugenio Barba? 95

Il potere cerca di moltiplicare i bisogni delle masse, così le avvinghia sempre di più. Stendhal. 96

Per farmi impressione ci vogliono ormai opere fatte da Dio. Stendhal. 97

Non capisco come una mano pura possa toccare un giornale senza una convulsione di disgusto. Baudelaire. 98

Non capisco come una donna incinta possa toccare un giornale senza abortire subito. Ceronetti. 99

Il mondo sta per finire. La sola ragione per la quale potrebbe durare è che esiste. Che ha ormai il mondo da fare sotto il cielo? Non dico che il mondo sarà ridotto agli espedienti e al disordine delle repubbliche sudamericane, o che torneremo allo stato selvaggio e che andremo a cercarci il cibo tra le rovine erbose della nostra civiltà. No. Queste avventure presupporrebbero ancora una certa energia vitale, eco delle età primitive. Nuovo esempio e nuove vittime delle inesorabili leggi morali, periremo per colpa di ciò di cui abbiamo creduto vivere. La meccanica ci avrà talmente meccanizzati, il progresso avrà così bene atrofizzato in noi tutta la parte spirituale, che nulla delle fantasie sacrileghe e sanguinarie degli utopisti potrà essere paragonato ai suoi risultati positivi. Baudelaire. 100

Il canuto mare. Omero. 101

L’uomo era all’inizio simile a un altro animale, al pesce. Talete. 102

Con la nascita della scienza il concetto di verità è scaduto a concetto di verifica. Tutto ciò che non è verificabile non è vero. 103

Ti amo, ti amo, anche se è diventato ridicolo dirlo, ti amo. 104

Lo spreco di carta! Gli alberi maledicono la scrittura. 105

Si è stabilito il principio della folla e questo concetto avrà (dopo la sopraffazione delle culture e con l’aiuto della stampa) un potere ben più nefasto che nell’antichità. Kierkegaard. 106

Si legge molto, non si medita, si copia; parlando sempre si svapora quella bile generosa che fa pensare e scrivere fortemente. Foscolo. 107

A colui che cerca l’impossibile è giusto che sia negato il possibile. Cervantes. 108

È più perdonabile peccare contro la verità che contro la bellezza. Sterne. 109

Col segreto industriale sono state messe in giro migliaia di sostanze chimiche delle quali nel migliore dei casi non si conoscono ancora gli effetti. 110

Sterne SterneSternesterne, i tuoi scritti non si prestano al po-tere come quelli di Shakespeare. 111

Come li vuole gli uomini un principe che impone alle belve di essere miti? Marziale. 112

E come li vuole l’andamento della borsa? 113

Costringere un carcerato che si lascia morire di fame a ingoiare del cibo, neanche Attila ci aveva pensato. 114

Può una donna amare un uomo che anche per una sola volta le sia apparso volgare? Merimèe. 115

Perché non esistono medici per insetti? Roland. 116

Di delitto in delitto, sempre all’uomo si finisce per risalire nel trovare il carnefice supremo della natura. Roland. 117

I granchi
questi animali
che canterellano forse
quello che tentano di ricordare
del canto delle sirene.
Jarry. 118

Per sopravvivere l’uomo deve diventare più forte delle macchine, così come è stato più forte delle belve. Jarry. 119

È vergognoso che nessuno scienziato alzi la voce, hanno paura di perdere lo stipendio e la posizione, capite? Hanno paura. 120

E qual è il principale sentimento oggi che ispirano le grandi scoperte? Il terrore! Conoscenza senza sapienza, comodità senza sicurezza, credenza senza fede. Henry Miller. 121

Cosa sono gli ultimi diecimila anni dell’Homo sapiens rispetto a qualche milione di anni che il mammifero uomo ha impiegato per scoprire l’agricoltura? 122

Per essere un’era di civiltà, mi pare che nella nostra si parli un tantino troppo di civiltà, non credi? Thomas Mann. 123

Per possedere qualcuna occorre non abbandonarsi, non perdere la testa per lei, restarle insomma superiore. Ma è legge della vita che si gode solamente di ciò in cui ci si abbandona. Pavese. 124

La società tutta controllata economicamente e tutta libera spiritualmente, è una contraddizione. Pavese. 125

Giudichiamo per idee, per astrazioni, che debbono o meno trionfare, e non sappiamo più cosa sia un uomo. Siamo tornati ai tempi in cui si odiava il nome del nemico, la più religiosa delle barbarie. Ma c’è una differenza da quei tempi: non siamo più religiosi. Pavese. 126

C’è dell’impudicizia nella curiosità di Socrate, voler conoscere a tutti i costi. 127

Platone fu l’ultimo sapiente e Aristotele il primo scienziato. In seguito la saggezza occidentale non è mai andata oltre l’uomo. 128

Jarry, ci restava solo la derisione dell’opera dell’uomo, e dell’opera più divina dell’uomo. Il mezzo sorriso! “Datemi uno stuzzicadenti”, le ultime parole di Jarry, e quando l’ebbe ottenuto (un intero pacchetto!) gli luccicarono gli occhi dalla felicità. 129

La civiltà potrebbe facilmente inciampare nelle sue stesse gambe. Burckhardt. 130

Più disgraziata di tutti in questi tempi è la situazione di arte e poesia, intimamente disancorate in questo irrequieto mondo, in questo brutto ambiente, mentre tutta la spontaneità della produzione è seriamente minacciata. Burckhardt. 131

Pavese è un prodotto dalla città, a contatto con volgari letterati arrivisti e a gente ipocrita dell’imprenditoria editoriale. Come poteva non suicidarsi? Da un albergo all’altro, da un articolo all’altro, per dovere di scrittore costretto ad ammiccare a qualche ideuzza spremuta da qualche libro su cui bisognava dire non troppo male…, come non suicidarsi? 132

– Domani morirai!
– Ma chi se ne frega! 133

La sola esistenza di musei, parchi, riserve, vuol dire la fine. L’unica sopravvivenza possibile è una sopravvivenza in vitro. 134

…oppure tutto deve diventare un business come in America? Burckhardt. 135

Ti ho pensata alle 24 e 35. 136

Gli antichi (e per antichi intendiamo uomini di appena due o tremila anni fa) pensavano che l’uomo andasse verso un continuo decadimento. Oggi che sta fagocitando tutta la vita terrestre pretende che vada verso un continuo progresso. 137

Sappiamo di parlare a un uditorio di dementi o di candidati aspiranti alla demenza. Ceronetti. 138

Ci sono popoli come l’Indiano ai quali la storia è pervenuta solo in forma poetica: eppure, poemi come il Mahabarata rendono il senso della storia molto meglio di qualunque compendio storico con tanto di date e di dati obiettivi. Heine. 139

Oh voluttà di dar tutto per nulla! Sbarbaro. 140

In verità l’ipocrisia ha la grande prerogativa di non poter mai essere colta con le mani nel sacco. Hobbes. 141

Fatuo come in mezzo alla città il giardino pubblico. Sbarbaro. 142

Follemente sano di mente. Henry Miller. 143
La psicologia è un tentativo di dare un nome all’innominabile. Tu sai benissimo che ogni pochi anni vedremo cambiare la terminologia e con essa la teorie, le interpretazioni delle teorie, ecc. Henry Miller. 144

“Il Maestro e Margherita” è il canto del cigno del romanzo. 145

La letteratura è in preda a un’attività del tutto simile alla borsa. Valery. 146

Oggi, 19 ottobre 1982, hanno dato un altro Nobel per la letteratura e immancabilmente a un autore maturato dalla critica e, appunto, dall’andamento della borsa. 147

I miei scritti mi adopero a che piacciano a pochi. Petrarca. Quale scrittore direbbe oggi una cosa del genere anche per scherzo? 148

Ogni tanto qualche scrittore che ha raggiunto decine di mi-gliaia di copie, preso da raptus missionario o da complesso di colpa, scrive il suo libro sulla pace, sulle armi atomiche o sull’inquinamento. Ma guai toccare l’essenza del sistema! 149

Ma le Muse mi amarono
e in cambio delle mie sventure
mi diedero la dolcezza del miele.
Leonida da Taranto. 150

Un giorno Chuang Tse sognò di essere una farfalla, una farfalla che volava di qua e di là, felice di vivere. Questa farfalla non sapeva di essere Chuang Tse. Noi non sappiamo se Chuang Tse sognava di essere una farfalla o la farfalla di essere Chuang Tse. Libro di Chuang Tse. 151

E subito Aristotele pensò: tra Chuang Tse e la farfalla deve esserci una qualche distinzione. 152

Abbiamo ridotto gli antichi saggi e i filosofi presocratici a gnoseologi ed ecco che appaiono ridicoli nelle loro vesti di scienziati. Ma essi erano al di là della conoscenza dei puri fenomeni. 153

Se il re ama la musica il regno sarà ben governato. Mencio. 154

Discutere è un mezzo per non vederci chiaro. Ciuang Tze. 155

Chi noterebbe ormai una bottiglia nell’oceano? 156

Le donne, il sonno, i gatti, i non chiamati vengono e se chiamati non vengono. 157

Il desiderio di avere una propria morte diventa sempre più raro. Ancora un po’ e diventerà rara come una propria vita. Mio Dio, c’è già tutto pronto. Si arriva, si trova una vita, bell’e confezionata, solo da indossare. Rilke. 158

La rogna non prude durante il piacere. Proverbio zingaro. 159

Quando c’è una donna a guardarci non c’è merito a burlarci della morte. Merimèe. 160

Città senza piazze, centri commerciali senza centro. 161

Questa oscurità, venuta dall’occidente, coprì l’enorme città. Scomparvero i ponti, i palazzi. Tutto sparì come non fosse mai esistito. Bulgakov. 162

Quando la ganga arruffa le penne e raspa il terreno si sviluppa probabilmente più anima che quando un erudito alla scrivania connette un pensiero con un altro. Musil. 163

Non ho documenti, dunque non esisto. Bulgakov. 164

Si progredisce forse sopprimendo le distanze? La mania di viaggiare! Chi viaggia molto fugge da ciascun luogo che lascia e non cerca il luogo dove giunge. Unamuno. 165

Io amo senza speranza. Dostoevskij. 166

Vivere più di quarant’anni è indecoroso, volgare, immorale. Dostoevskij. 167

Come rispondere a certe domande dicendo solo la pura verità? 168

Una volta lo spettacolo era l’uomo stesso quand’era in festa. Ora si ha bisogno di una festa per avere uno spettacolo. Ma neanche! Si ha bisogno di una manifestazione culturale per avere un teatro di Barba. Grazie, grazie, comunque, Barba! 169

Chissà, si starà pettinando. Forse starà al bar tutta sola. 170

Generazioni e generazioni che non sapranno mai cosa vuol dire vivere senza il giornale, senza il televisore, senza il fracasso di macchine, di notizie, di avvenimenti, di opinioni, di opinioni su altre opinioni! 171

Gli uomini dal breve destino scrutano solo una piccola parte della vita con le loro esistenze e, innalzandosi come il fumo, si dileguano, affidati solo a quel poco che ciascuno incontra per caso, mentre vagano per ogni dove; e questo, che per lui è tutto, si vanta di scoprire. Empedocle. 172

Molti mammiferi con la perdita dei denti perdono anche la vita. Col dentista noi allunghiamo la nostra con i cibi teneri e sugosi. Ma viviamo da morti con la dentiera. 173

I Greci potevano desiderare l’immortalità lasciando ai posteri la fama delle loro opere. Quali posteri potranno accogliere le nostre opere? 174

Neanche nel paradiso delle Muse potrà ormai essere accolto un artista. 175

Dove possono trovare l’idea più bella del mondo? 176

Non esisteva neanche un barlume di dubbio che l’uomo dovesse finire così male, valeva quindi la pena al tempo dei Greci iniziare a cercare la verità. 177

Ancora nel Medio Evo gli uomini erano ancora abbastanza scanzonati da occuparsi di santi, streghe e draghi. 178

Quanta curiosità in Erodoto, quanta gioia di sapere in Socrate! Tutto ciò è già oggetto di riso in Cervantes e in Bulgakov è considerato immorale. 179

Riacciuffare il teatro. Jarry, Artaud, Grotowsky, Barba, OK! Ma come riacciuffare il posto dove rappresentarlo? E e il pubblico? Non è già la parola “pubblico” un’offesa? 180

La prima ‘Tragedia dell’Arte’, a Stabello. I ricordi tuttora vivi: durante le prove la ragazza rossa coi capelli ricci e il suo seno scoperto proprio dalla parte dove mi trovavo io. La danza del dottor Jackyll e il colpo forte del piede sinistro sugli accordi di Min Fars Hus. 181

Ma lo sapete voi, lo sapete voi che senza l’Inglese l’umanità può vivere, può ancora vivere senza la Germania, può vivere anche troppo facilmente senza i Russi, può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo? Dostoevskij. 182

Non avevo fatto neanche due ore di sonno, una ragazza entrò nella mia stamberga e mi portò una rosa e io le dissi infastidito di metterla lì sul tavolo, non sapevo che fosse una rosa così bella. Mi girai dall’altra parte: ah, com’era bruna, con gli occhi sorridenti, le sopraciglia nere e qualche dente marcio, i capelli nerissimi, era più una giovane zingara che una ragazza, per quella ragazza darei ora tutto, chissà dov’è adesso, chissà che sta facendo, mi metterei in giro per il mondo solo per cercarla. Forse era di Albino. 183

La sola questione del femminismo è il lato comico di una tragedia, come il solletico a un moribondo. 184

Quando nacque la repubblica di Platone (ecco ciò che in Platone è volgare), nacque l’idea di uno stato giusto e di un potere che sia anche giusto. 185

Europa, America, Asia, scomparite. La nostra marcia vendicatrice occupa tutti i luoghi di città e di campagna! Noi saremo schiacciati! Salteranno i vulcani! E l’oceano sconvolto… Rimbaud. 186

I suicidi erano dei colpevoli. Ora sono degli innocenti: Rimbaud, Van Gogh, Pavese, Pasolini, Galois, Puškin, Bulgakov, Trakl, Michaelstädter…, Kleist fu il primo, Kleist e la sua ragazza. 187

Felici gli stessi martiri! Per cosa vale oggi la pena di morire? La donna forse? 188

Incombe sull’arte moderna un sospetto d’ignoranza e d’impotenza che le più strane ricerche lo eccitano molto di più di quanto non lo dissipino. Valery. 189

I tipi diventano rari, gli uomini bizzarri e singolari scompaiono, li mettono, d’altronde, non appena individuati, nelle case di cura, dove gli psichiatri ne fanno dei bei libri. Alcuni miliardari d’America hanno provato, sì, a giocare ai Medici, ma a casaccio; voglio dire: ben consigliati! […] Questo è il punto: la voluttà muore. Non si sa più godere. Siamo ormai all’intensità, all’enormità, alla velocità, alle azioni dirette sui centri nervosi, per la via più breve. Valery. 190

L’uomo conosce l’utilità dell’utile non quella dell’inutile. Chuang Tse. 191

Meno comodità, più rischi, più malattie, ma, diamine, i sogni dell’uomo erano più felici. 192

Ogni attore ricordi che se diverte cento ignoranti, offende dieci intendenti, dei quali si deve far maggior stima che di tutto il resto. Cecchini. 193

Arlecchino della Tragedia dell’Arte, come quello della Commedia, agile e rozzo, goffo e aggraziato, credulone e arguto, zotico ed elegante, bugiardo e sincero…, grazie, Silvio. 194

L’acropoli ufficiale tra le più gigantesche concezioni della barbarie moderna. Rimbaud. 195

Borghesi. Neanche la furbizia di immaginare due o tre generazioni di nipoti più felici di loro. 196

Anche Jarry e Rimbaud hanno cercato la morte di croce. 197

I grandi incazzati avrebbero oggi un ruolo ridicolo, il ruolo di un Che o dei rivoluzionari: con chi se la prenderebbe oggi un Campanella, un Savonarola, un Giordano Bruno? 198

Ah, che porcheria! Il cattivo diritto non vale forse quanto il buono? Jarry. 199

A che serve l’eloquenza? Se parli con eloquio ricercato per lo più riesci odioso. Confucio. 200
Tutta l’arte borghese è un’arte eloquente! Tutta la musica colta! Tutta i raffinati artisti, pittori, scultori, architetti, musicisti, scrittori del nostro secolo! Tutta roba distillata, tanto da perdere la carne e il sangue, e che cos’è l’arte se non sprizza carne e sangue? Che ce ne facciamo di questa roba? Narcisismo di classe. 201

Quali pensieri possono nascere da gente inscatolata in migliaia di casermoni, ognuno schiacciato sotto il peso di un altro, un piano sull’altro, un televisore, un frigorifero, una cucina o un cesso sull’altro, assordati dentro e fuori? 202

Sono già morte tutte le persone a cui fare leggere questo scritto. Mi resta Silvio. 203

Ciò che una volta avveniva ogni giorno, in ogni nucleo, ad ogni festa, durante la caccia, durante la pesca, durante la semina, durante il raccolto, ora avviene solo come fenomeno artistico e bisogna aspettare un Barba o una Tragedia dell’Arte! 204

Ma lo sapete che a Parigi sono stati fatti degli esperimenti seri circa la possibilità di guarire i pazzi unicamente con la persuasione e con la logica? Un professore di là, uno scienziato serio, ha pensato che si possono curare così. La sua idea fondamentale è che nell’organismo dei pazzi non esista un turbamento vero e proprio, ma che la pazzia sia, diciamo così, un errore di logica, un errore di apprezzamento, un modo sbagliato di vedere le cose. Dostoevskij. 205

Invece di un fenomeno di vita, l’arte e soprattutto il teatro stanno diventando l’ultimo testimone della vita. Grazie, Barba. 206

Nessuno dà credito all’artista, non dico in soldi, in incarichi, in riconoscimenti, ma in rispetto, in buongiorno. Ed ecco che l’artista si concede dei crediti, con atteggiamenti arroganti, con paroloni di superiorità. 207

Ciò che è intellettuale era senza speranza, l’umanità senza dimora… Analizzati, ma pur liberi, erano ancora solo i sogni.
La vita e suoi fini eterni – aha! – adesso si era al nocciolo.
L’assenza di futuro per un’intera figliata della creazione penetrava nel sentire generale; una mutazione, legata a un’età della terra, a quella ominina; in una parola, il Quaternario andava all’indietro.
…Solo alcune drapperie ideologiche di fondo storicopolitico avrebbero annebbiato ancora alcune generazioni…
Quel che c’era ancora, sarebbero stati alcuni resti di anime solitarie, qualcosa di molto cosciente, di profondamente melanconico, uno spirito che si vive tacendo… Ma il dogma, quello dell’homo sapiens, era finito. Mario Bortolotto. 208

È penoso che alcuni buoni scrittori del nostro secolo, per sopravvivere, abbiano dovuto scrivere recensioni per solo mestiere, perfino Brecht, Pavese, Adorno, Benjamin, Pasolini…, Bulgakov s’è salvato. Come si fa a scrivere una recensione senza un po’ d’ipocrisia? 209

Ormai la morte viene celebrata più con vergogna che con dolore! La vergogna, capite? Di avere un morto in casa, di contattare le imprese funebri, in mezzo al frastuono della città. 210

Anche nei migliori dei casi si arriverà alla programmazione, delle nascite, delle morti, scioperi, file e code per sempre più bisogni, una media di operai, di impiegati, di scienziati da non superare, una media della felicità generale da controllare! Capite? Una media della durata del tempo libero, delle ore di lavoro, e i bisogni del potere penetreranno nei bisogni di tutti gli individui, anche nel più profondo dei loro sogni. 211

Sei così splendida
che non m’importa neanche
se ti depili le gambe.
Zappa. 212

Se tutto dovesse saltare per aria noi giornalisti saremmo i primi a raccontarvelo. Zappa. 213

Me see a neon
moon above.
Zappa. 214

Che ragione c’è ancora per vivere?
Ehi Punk, dove vai?
Tu pensi di sapere ogni cosa …
Può anche darsi.
Zappa. 215

La meraviglia di un bambino si esprime sempre più con l’esclamazione “è proprio come in televisione!”. 216

Delle invenzioni.
Me Ti diceva: si inventa molto a favore degli uomini e molto contro di loro.
Le invenzioni a loro favore vengono messe a tacere. Quelle a loro danno promosse.
Se uno inventa una lampada che non si consuma mai per decenni, l’invenzione viene comprata dai fabbricanti di lampade non perché queste lampade si fabbrichino ma perché non si fabbrichino. Brecht. 217

Gli Stati Uniti sono solo il canile della civilizzazione. Alle nostre spalle abbiamo duecento anni di stupidità e pensiamo di avere il diritto di stare alla pari con gente che ne ha migliaia di anni. Zappa. 218

Il Padreterno soppiantato dal dio Stato. 219

Moloch. 220

Babele, la confusione dei linguaggi. Il solo vocabolario di un adolescente è già diverso, oggi, da quello di un ventenne. 221

L’educazione tutta nei tentacoli del dio Stato. Era questo che Platone sognava nella sua repubblica? 222

La memoria dei popoli senza scrittura! Più che ricordare l’uomo con la scrittura ha registrato e quindi ha dimenticato. 223

Non avere più posteri. Non avere più individui che pensano. A quale oceano affidare un messaggio? 224

La casa brucia e si discute ancora su come tappezzare il salotto. 225

La verità sugli dei e su tutte le cose
nessuno la conosce
e non la saprà mai nessuno,
e anche se per caso
uno dovesse dire il vero su qualcosa,
non la sa neanche.
Di tutte le cose si opina.
Senofane. 226

Il cinema era appena nato e l’hanno subito trasformato in ciarla teatrale. 227

Cassandra urla al fuoco al fuoco, ma nessuno accorre. 228

Neanche al cieco Tiresia possiamo ricorrere. 229

Se io sono cieco, tu non vedi, anche se ci vedi. Tiresia. 230

Tutte le paure, le sorprese, i timori, le angosce che una volta si avevano durante il giorno, nei boschi, nei campi, il fruscio improvviso di un ramarro poteva spaventare, tutto s’è adesso trasferito nella notte, nell’era dell’insonnia. 231

Sistemi filosofici sono stati chiamati negli ultimi secoli i ghirigori di concetti, morbosità e narcisismo concettuale. Se proprio si voleva giocare con dei concetti e con delle forme astratte, bisognava ottenere le grazie della dea matematica. 232

La Tragedia dell’Arte era disposta a pagare con la vita, avevamo spettatori che ci ringraziavano con un ‘grazie per la poesia’. 233

C’è un modo semplicissimo per trasformare una bugia in verità, basta scriverla sui giornali o dirla in televisione. 234

Guai a chi dice la verità con parole semplici. Horkheimer. 235

Se la verità è una donna è bella da vedere nuda. 236

Ante coitum animal triste. 237

Oh, darling, ma tu dove vivi? Qui ti comprano come un’auto-mobile nuova per fare un giro e… quando ti hanno usata, ti buttano via; qui si vive per combattere la noia, per trascinare le notti con qualche novità come Ajita Wilson e, se Ajita Wilson non è più una novità, ti uccidono, darling, semplicemente ti uccidono, perché anche uccidere qualcuno allontana la noia. Ajita Wilson, Europeo 1982. 238

Viene da ridere al pensiero che per alcuni millenni l’Homo sapiens si sia considerato immortale dopo la morte del corpo. 239

Quando i diritti dell’uomo non c’erano ancora, li aveva il privilegiato. Questo era inumano. Ma poi fu stabilita l’uguaglianza in quanto si tolsero al privilegiato i diritti dell’ uomo. Kraus. 240

L’uomo ha raccolto la saggezza dei predecessori e guardate quanto è stupido. Canetti. 241

Queste anime di vermi come potrebbe capire che è importante disprezzare il denaro, anche se uno ne ha bisogno! Canetti. 242

Non ci si potrà immaginare come sarà pericoloso il mondo senza animali. Canetti. 243

Basterà che lei accetti il tuo banale invito a salir su da te! Un uomo piuttosto che un altro, per quella sera, è la stessa cosa, una donna piuttosto che un’altra, per quella sera! Quando l’uomo ha capito la fecondità femminile? E ne hanno coscienza gli animali? 244

Avevo pensato di affidare una bottiglia all’oceano, ma neanche gli oceani possono sopportare il messaggio di un uomo. Ti va, Silvio, di essere una bottiglia? 245

Mio Dio, se qualcosa di ciò si potesse partecipare ad altri! Ma allora sarebbe, allora sarebbe? No, è solo a prezzo di restare soli. Rilke. 246

Kant dice che senza virtuosismo non c’è arte e Platone che non c’è arte senza delirio delle Muse. 247

Chi giunge alle soglie della poesia senza il delirio delle Muse, convinto che la sola abilità lo renda poeta, sarà un poeta incompiuto e la poesia del virtuoso sarà offuscata da quella dei poeti in delirio. Platone. 248

Che qualcuno raccontasse, raccontasse veramente, dev’essere stato prima del mio tempo. Io non ho mai sentito nessuno raccontare. Rilke. 249

(Siamo dunque sinceri: noi non abbiamo alcun teatro, come non abbiamo un Dio: per averli bisogna essere una comunità). Rilke. 250
Tutti i nemici vegetali e animali sono stati sterminati. Resta solo l’uomo. 251

Penetriamo nelle viscere della terra e ne caviamo le interiora. 252

Un uomo che non riuscirebbe a dare una sberla a un ragazzaccio si ritrova col coraggio di sganciare un missile atomico…, buoni e bravi e rispettabili padri di famiglia… Lorenz. 253

Solo contenuti esplosivi, in frantumi la forma. 254

Non esiste una pratica per quanto infame, per quanto atroce, che non s’imponga, se ha la consuetudine dalla sua parte. Erasmo da Rotterdam. 255

Pitagora tentava di distogliere la moltitudine ignorante dall’uccidere animali. Egli intuiva che l’uomo abituato a versare il sangue di un animale innocuo non avrebbe esitato do di versare il sangue di altri uomini. Erasmo da Rotterdam. 256

Siamo talmente abituati a fare esperimenti sugli animali, sulle piante, che è già consuetudine negli ospedali farne sull’uomo. E tutto ciò senza scandalo di nessuno, con il beneplacito della cosiddetta comunità scientifica. 257

La scienza era stato il passatempo di ecclesiastici e accademici! Poi è passata in mano agli scienziati, tutti a servizio dell’industria. Scribi e farisei erano specchi di verità e di onestà al confronto. 258

A me diventa subito sospetto uno scrittore che tratta con un minimo di riguardo la psicanalisi. 259

I futuri eremiti non cercheranno la solitudine, ma fuggiranno dal frastuono. 260
La verità esiste solo per chi ama. Musil. 261

Le conoscenze scientifiche a stento toccano qualche aspetto della realtà. E solo dal punto di vista dell’utile. Quindi la intaccano, non la toccano. 262

Ormai anche gli scienziati più onesti puzzano, anche i più profondi: che ce ne facciamo della verità scientifica e della stessa verità in un mondo di morte? 263

Anche in caso di cataclisma provocato da una bomba, una centrale nucleare, l’immissione di veleni in un acquedotto, il colpevole, in buonissima fede e non a torto, potrà sempre dire “io non c’entro, ho semplicemente fatto il mio dovere”. 264

Dopo Dostoevskij occuparsi dell’uomo sarà una questione sporca. Già il protagonista di Bulgakov non è un uomo. 265

Sarebbe un grave errore immaginare che Leonardo sia stato un inventore come quelli del nostro tempo, che hanno come scopo la pubblicità e il guadagno. Cessava di interessarsi ai suoi progetti appena portavano a risultati tangibili. Sarton. 266

Addetto per quarant’anni alla piattaforma girevole del teatro. Bulgakov. 267

Montezuma non amava tenere nei suoi giardini alberi da frutta e piante commestibili; anzi era solito dire che era la gente volgare ad amare gli orti. Solis. 268

Molti jazzisti rifiutano con orgoglio di essere chiamati artisti. 269

Il gatto! Guardate come s’intende di arte questo mammifero! Salta impaurito sulla scrivania di Stanislawskij, manda per aria le scartoffie, s’arrampica per la tenda e dall’alto guarda impaurito: è appena entrata un’attrice! E guardate come va a rifugiarsi tra le braccia di Green appena alla radio si sente l’urlo di Sigfrido, che in quel momento tutti ascoltano con somma devozione! 270

Vi sono più libri sui libri che su ogni altro argomento. Montaigne. 271

Francesi tipo Foucault, come sono graziosi i nuovi filosofi nel maneggio della penna! 272

I nostri antenati hanno fatto anch’essi fortuna, come questo signore, coi negri, comprando e vendendo; ma non si sentivano affatto obbligati a elaborare perciò una nuova filosofia. Bernanos. 273

Gli uomini del Medio Evo non erano abbastanza virtuosi da disdegnare il denaro, disprezzavano però gli uomini che lo possedevano. Bernanos. 274

Incontriamo uomini che non riconoscono la nostra moneta. Barba. 275

La bellezza perfetta ha sognato Platone. Ahia, non sai che la bellezza ne soffre? 276

L’uomo non è più capace di soddisfare bisogni che richiedono tempo, degustazione, digestione e una lunga ruminazione. 277

Quando scoppierà il mondo e sarà andata in macchina l’ultima edizione… ci siamo adattati al punto che, se domani ci ordinassero di camminare mani e piedi per terra, noi lo faremmo senza la minima protesta. Henry Miller. 278

Purché il giornale continui ad uscire e purché la paga ci sia regolarmente. Henry Miller. 279
Benissimo! Almeno cent’anni or sono ci fu un uomo il quale ebbe occhi per vedere che il mondo era fregato. Il nostro mondo occidentale! Henry Miller. 280

La stessa socievolezza è partecipazione all’ingiustizia. Adorno. 281

Primo e unico principio dell’etica sessuale: l’accusatore ha sempre torto. Adorno. 282

L’odierna malattia consiste proprio nella normalità. Adorno. 283

Si verificano pause per telefono, in ascensore, e succede il panico. 284

Per punizione non saranno ammessi a godere del silenzio. 285

Se si richiamassero tutte le api alla loro apità. Stirner. 286

Non è più concepibile un Robinson Crusoe; ovunque arrivano i tentacoli del potere. 287

Se non appartengono a un corpus ideologico, a una corrente letteraria o artistica, a dichiarazioni programmatiche, anche le verità più banali sembrano affermazioni aberranti, come la verità che una donna è destinata, organicamente, con tutt’e due le tettine, con la strizzatine d’occhio, alla maternità. 288

Chissà cosa starà facendo lei in questo momento. Forse si starà guardando allo specchio. 289

Appena qualcosa viene confezionato per le masse, anche il blues più bello diventa volgare. 290

Che ce ne facciamo in cambio di uno sguardo di donna? 291
Duemila anni di affermazioni gratuite sugli animali, che non hanno spirito, non hanno ragione, angoscia, vergogna, pudore, compassione, non hanno niente. Hanno solo l’apità, la caninità, la felinità, la mantidità (anch’essa, la mantide, soffia come un gatto, si gira di quarto per apparire più grossa e con gli zamponi anteriori mostra una maschera orrenda). 292

Le osservazioni vengono fatte su animali in cattività, e cioè nessuna osservazione. Aristotele, Plinio, Fabre, Roland e lo stesso Lorenz hanno ancora troppo da insegnare sull’indagine scientifica: lunghe camminate, lunghe osservazioni, riflessioni, lunghi appostamenti, o no, cari scienziati del cazzo, con lo stipendio e l’orario di lavoro fisso? 293

Il cristianesimo è volgare, al massimo si occupa della salvezza dell’uomo. 294

Asservite, pestate e appestate la terra. Genesi. 295

Oggi alla natura è stata tolta la facoltà di parlare. Horkheimer. 296

L’abbondanza di carta e l’invenzione della stampa hanno reso prolissi anche i migliori scrittori. 297

Quanto più meccanismi inventiamo per dominare la natura, tanto più dobbiamo far loro da schiavi per sopravvivere. Horkheimer. 298

La stessa voce che intona peana alle cose più nobili della vita esorta a scegliere una certa marca di sapone. Horkheimer. 299

Le tragedie che colpiscono le masse sono notizie tra le altre. 300
Niente che avvenga all’uomo può ormai definirsi tragico. Un Edipo re oggi! A me fa già ridere l’Amleto di Shakespeare. Ecco che la Tragedia dell’Arte aveva del patetico. Si, perché oggi è possibile solo una Cassandra, qualcosa di tragicomico. 301

Per quanto alle formiche possa apparire una tragedia, la distruzione di un formicaio ha qualcosa di comico, con le formiche che corrono con le piccole uova bianche. 302

Il mulino ad acqua lo conoscevano già Greci e Romani, solo che se ne fregavano di sveltire la produzione del pane. 303

Uno storico contemporaneo! Tutto ciò che appartiene alla politica degli ultimi due o tre secoli dovrebbe essere scritto in termini d’insulti. 304

Il cinema doveva veramente diventare una nuova arte, e sembra subito finito! 305

I pitagorici avevano l’obbligo di ricordare tutto senza l’uso della scrittura. 306

Tutto ciò che la religione ha perduto, lo guadagna la politica. Bella liberazione! De Rougemont. 307

I medici di Molière che circondano l’agonia del mondo: ecco quello che vedete oggi, e voi vi siete talmente abituati allo spettacolo che domani vi sembrerà più che naturale morire in mezzo a quei figuri. Bernanos. 308

L’infelicità degli uomini ha perduto ogni dignità religiosa, ogni aspetto sacro. Prima di tentare di rendere l’uomo felice, bisognerebbe fare in modo che egli sappia essere infelice senza apparire ridicolo. Bernanos. 309

Esperimenti basati sul premio! Ma che ce ne frega del premio, dicono gli animali, fateci uscire da queste maledette gabbie! 310

L’ottanta per cento dei tumori dipende dall’inquinamento ambientale. Dottor Candau, subito destituito dal suo alto incarico presso l’ONU. 311

Fino a oggi, 14 dicembre 1982, ho piantato i seguenti alberi: quattro ciliegi, un melo, un pero selvatico, sei peri, un kaki, un nespolo giapponese, dieci pioppi tremuli, cinque pioppi bianchi, quattro fichi, cinque prugni, quattro melograni, due arbusti di uva spina, una decina di noci, due cipressi, dodici salici di due qualità diverse, sette abeti, quindici pini. 312

Quando mi trastullo con la mia gatta, chissà se lei non faccia di me il suo passatempo più di quanto io faccia con lei? Montaigne. 313

C’è più differenza fra uomo e uomo che fra uomo e animale. Montaigne. 314

Maometto e il gatto. 315

Lo Stato chiedeva gabelle, tasse, il signorotto pretendeva anche i due terzi del raccolto ai contadini, ma oggi il potere pretende anche il tempo, una colossale perdita di tempo. E se in tutta questa colossale perdita di tempo, ci mettiamo anche l’attore, troviamo che l’attore non ha il tempo per andare a trovare un amico. 316

Maometto, per non disturbare il gatto che dormiva sul suo braccio, si tagliò la manica del vestito e delicatamente se la sfilò, permettendo così al gatto di continuare a sognare. 317

Ciò che si conserva per tradizione orale deve essere qualcosa di molto forte, che ha colpito la fantasia di generazioni e generazioni di generazioni. 318

Com’eri bella, com’eribella, comeribellabella. 319

I bianchi parlavano molto, ma le loro parole erano come il rumore delle acque per le mie orecchie. Toro Seduto. 320

Madonna mia, milioni di tonnellate di carta sprecata ogni giorno per giornali, riviste e libri inutili. 321

E tutto ciò che si sa, si può dirlo in tre parole. Wittgenstein. 322

Sempre le antichissime questioni! Wittgenstein. 323

La prima cosa a cui si bada è che non ci sia un sentimento vivace. Stendhal. 324

Dalla necessità politica del giornale nasce la triste necessità del ciarlatanismo. Stendhal. 325

Ironia, genere di piacere che non esige dallo spirito più di un minuto d’attenzione. Stendhal. 326

L’animale non è volgare (ecco una qualità che ci distingue dagli animali); la storia dell’uomo sembra invece un’evoluzione verso la volgarità. 327

Infinite necessità imposte, per un’enorme perdita di tempo. 328

Ecco la bellezza di Barba, la nostalgia, la bellezza di Grotowsky, per tutto ciò che è perduto e irrecuperabile. 329

I grandi teatri, come il San Carlo o la Scala, sono l’aberrazione della civiltà. Esigono che si carichino tutte le sfumature e perciò stesso le annullano. Stendhal. 330

Sempre più si assottiglia il numero dei libri che formano il mio breviario, sempre più si somigliano fra loro, sempre più scavano negli stessi abissi. 331

Un centinaio di nuovi autori del nostro secolo, cento nuove ideuzze. 332

Al giorno d’oggi i prìncipi non pensano che a mettere da parte alcuni milioni per vivere almeno da ricchi privati, caso mai dovessero saltare a gambe all’aria. Questo errore di calcolo può forse segnare il destino dell’arte. Nel XX secolo i popoli non parleranno più che di politica e, invece di battere le mani a una Marianna Conti e alle sue gambe, leggeranno il Morning Chronicle. Stendhal. 333

Ma essere grandi poeti e per giunta pari di una delle più antiche famiglie inglesi è troppo per il nostro secolo. Perciò ho appreso con piacere che Lord Byron è uno scellerato. Stendhal. 334

Tutto ciò che in noi c’è di originale viene livellato, piallato, fino a raggiungere la media dei comportamenti di massa. 335

Credere ancora all’esistenza di un pubblico con radici comuni? 336

Una volta lo spettacolo era anche lo spettatore. 337

Insomma il Parini, il Monti, sono bellissimi… ma non hanno nessun difetto. Leopardi. 338

Quann’ije te trove pe nanze la matine
me sazje e me chensole pe na settemane.
Canzone popolare alberonese. 339

Pochi possono essere grandi (e nelle arti e nella poesia forse nessuno) se non sono dominati dalle illusioni. Leopardi. 340

La civiltà fa gli uomini tutti simili gli uni agli altri, togliendo e perseguitando l’individuo. Leopardi. 341

L’individuo è buono e felice, la moltitudine (e l’individuo in essa) è malvagia e infelice. Leopardi. 342

Una volta le nazioni cercavano di superare le altre, ora cercano di somigliarle, e non sono mai così superbe come quando credono di esserci riuscite. Leopardi. 343

Sono tutti uguali e tutti separati, laddove anticamente erano tutti diversi e tutti uniti. Leopardi. 344

L’incivilimento ha mitigato la tirannide de’ bassi tempi, ma l’ha resa eterna. Leopardi. 345

…se la noia potesse uccidere? Leopardi. 346

La popolarità e gli sciocchi li trovi sempre insieme. De Foe. 347

Sono tramontate le Pleiadi
e la luna; è notte alta, passano le ore
e io mi trovo tutta sola nel letto.
Saffo. 348

dormono le cime dei monti
le valli, le colline e anche i burroni,
dormono i serpenti,
quanti ne alleva la terra nera,
dormono le belve selvatiche
e la stirpe delle api
anche i mostri del fondo cupo del mare
dormono le specie di uccelli
dalle lunghe ali.
Alcmane. 349

Si spidocchiavano secondo il metodo Bell-Lancaster. Heine. 350

…giù giù fino all’incipriata civiltà moderna. Heine. 351

Non c’è bisogno della psicanalisi per scoprirlo, lo sapeva già per lo meno Salomone. Pavese. 352

Cos’è l’uomo che tu ne faccia caso? Giobbe. 353

Possedeva una spiccata avversione contro qualsiasi lavoro per il quale bisognava impegnarsi personalmente; e questa è la premessa delle grandi carriere. Brecht. 354

I giudici stessi devono curare l’esecuzione di quanto sia stato definito in giudizio. Teodorico. 355

Dalle loro labbra è tutto uno scaturire di vocaboli di nuovo conio. Erasmo da Rotterdam. 356

Nelle vecchie forme di convivenza il popolo si creava e si organizzava da sé i propri divertimenti e non il potere per esso: canto, danza, divertimento, gioco, atletica. Con l’odierna civiltà tutto ciò si è ridotto a veder cantare, danzare, giocare. Huizinga. 357

Qui non si tratta più di vincere, ma di frustrare la natura. Huizinga. 358

Una litania, una ripetizione incalzante di passi di danza, di voci e di gesti…, Silvio aveva capito che l’unico allenamento teatrale possibile è un preludio al delirio delle Muse. 359
Leggere le Baccanti, fare il Nabi, essere preso dal delirio delle Muse e dalla follia di Dioniso. Le generazioni future non sapranno cosa voglia dire, immagineranno una sbornia. 360

La maschera per avere un secondo viso. Ma chi ha ora un viso? 361

Il fatto è che io so dare inizio
al bel canto del signore Dioniso
il ditirambo folgorante
in mezzo a un bel sorso di vino.
Archiloco. 362

Il coro di Dioniso iniziava con la ripetizione di grida rituali. Anche la Tragedia dell’Arte! Ma, Silvio, che pretesti avevamo per quel rito? La professionalità dell’attore? Ma non è la professionalità la fine di ogni arte? Avevamo piogge da invocare e polvere da sollevare al cielo con le nostre danze? Un pubblico in attesa di novità avevamo, dei critici appostati e pronti a scrivere, ecco cos’avevamo. 363

No, i sofismi non reggono con gli Dei. Non c’è logica che abbatta le antiche tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, neppure se il pensiero è frutto di una mente raffinata. Tiresia. 364

Una coppia di vecchi. Ma vale la pena danzare. Tiresia. 365

Credi di essere in senno e non lo sei: se non credi che Dioniso è un Dio, dillo lo stesso con una menzogna. Tiresia. 366

La mia patria è la Lidia
e il lidio è il mio canto.
Dioniso. 367

Omero cantava in modo lidio. 368

Oggi perfino l’arte è contronatura. 369
Il cieco: se tutte le cose diventassero fumo, le narici le distinguerebbero. Eraclito. 370

Tutta la scienza occidentale è fondata su categorie visive. 371

L’oracolo di Delfo non dice né nega, accenna. Eraclito. 372

L’arte è il momento magico in cui tutti devono finalmente meditare. Adorno. 373

Aristofane ed Eupoli si permettevano di prendere in giro il nostro Socrate, ma lo facevano alla presenza di Dioniso, perché “anche il Dio se ne compiaceva, perché il Dio ama il riso”. Ma un tizio se ne viene con un ricco repertorio d’ingiurie e sparla di Platone, di Pitagora, di Aristotele, di Crisippo, di me, insomma di tutti noi, e senza che lo imponga una festa. Luciano. 374

Quale festa impone oggi un teatro? E quale teatro una festa? 375

… egli non raccoglie gli applausi… non gli va incontro la ragazzina sedicenne. Gogol. 376

Perché tacere? Gogol. 377

Disprezzava con taciturnità sì sdegnosa da far giusto e irreconciliabile il risentimento degli uomini dotti. Foscolo. 378

Meglio una tua menzogna che una verità altrui. Dostoevskij. 379

Ahia che tanfo, Silvio, che fracasso arriva dalla città, anche il silenzio notturno che regna qui è diventato triste e rumoroso. 380

Quando suonerò il pianoforte non penserò a questi pensieri, al massimo qualcuno di essi riuscirà a infilarsi tra le dita. 381

E può perire anche a causa di vicende meschine, Eschilo, Puškin, Galois… 382

sacrilegio contro la terra 383

enorme, compressa ricchezza. Burckhardt. 384

un’arte beffarda, leggera, fuggitiva, divinamente imperturbata 385

la tristezza della più profonda felicità e nessun’altra tristezza 386

se urlassi chi mi udrebbe? 387

Carissimo Silvio, non aggiungo altro. Un uomo ha già scritto quanto resta da scrivere per i prossimi due o trecento anni. 388

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